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      Sia pure la vita vegetabile al confronto della vita animale più oscura ne' suoi fenomeni, più imperfetta e più limitata nelle sue funzioni; ella è pur sempre vita; vita co' suoi caratteri essenziali: sviluppo dell'individuo e propagazione della specie. Le oscurità potranno anzi vellicare e render più fervida l'immaginazione del poeta, le imperfezioni, che sono relative e non assolute, gli mostreranno la gran varietà dei mezzi con cui la natura provvede a' suoi fini; i limiti poi fra le due maniere di vita, qual mano presumerà di segnarli, o star sicura di cogliere nel vero? Tutto dunque nello stato presente della scienza botanica, più assai, che nei tempi andati, arridere agli slanci dell'estro poetico, e il può favorire chi sa in quanti varî modi! Darwin se ne giovò da gran maestro nel modo che più gli piacque, e ne trasse un genere di poesia tanto nuovo per la materia quanto dilettevole per le bellezze poetiche di cui seppe riccamente vestirlo. Benchè assai meno di noi gli antichi fossero iniziati nei misteri dell'economia vegetabile, non mancò tra loro chi alle piante donasse vita e senso ancora nell'opera massima della fecondazione. Quell'ingegno vasto di Plinio scrisse a questo proposito: Dari in plantis Veneris intellectum, maresque afflatu quodam et pulvere etiam feminas maritare; cioè a dire: «Le piante possedere il senso di Venere, ed i maschi con certo vapore, e con polvere altresì fecondare le femmine» Nel quarto secolo, Claudiano, uomo di molta dottrina e gran poeta, ci lasciò in questo argomento quattro versi degni di Virgilio:


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Dell'istinto
di Erasmus Darwin
Edoardo Perino Roma
1885 pagine 91

   





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