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      Che sia questa sua iattanza ed una asserzione non vera, lo mostra ad evidenza l'artifiziosa accuratezza e lo studiato splendore del suo stile; ed io poi so che per tutto il tempo che visse in Lichfield, fu solito di spendere il più che poteva delle sue ore libere studiando diligentemente la poesia, ed esaminando con molta critica le opere altrui.»
      Con buona pace della spiritosa autrice delle Lettere biografiche, quasi non le merrei buono l'aneddoto s'anco avesse detto, e già nol dice, d'aver essa udito dalla propria bocca di lui questa incredibile negazione di studi poetici. Nè con ciò vorrò io insinuare che fosse una bizzarra invenzione di lei. Può darsi che Darwin, per chiudere la bocca a qualche curioso e indiscreto dimandatore del come si divenisse tutto ad un tratto poeta; fenomeno, che tanta sorpresa generò in Inghilterra all'improvviso comparire degli Amori delle Piante, può darsi, dico, che ei rispondesse di non avere studiato mai poesia nè nella Poetica d'Aristotele, nè in nessun'altro libro di precettanti venuti di poi; ma bensì leggendo e meditando i buoni poeti, e ciò si può ben credere, e che del resto, poetae nascuntur. Pongasi che queste e somiglianti parole uscissero dalle labbra del grand'uomo, e fossero accolte dagli orecchi d'un gocciolone, e sparse e da altri ripetute e via via diffamate e guaste, e ne verrà che alla per fine risolvansi in una menzogna o in un assurdo. Nel qual caso un biografo contemporaneo, coscienziato ed amico, a cui constava la realtà dello studio, anzi che aspergere il suo eroe delle brutte tracce di ostentazione e di bugia, doveva lasciar cadere nell'oblio l'aneddoto ingiurioso, ovvero impugnarlo, dimostrandone l'assurdo.


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Dell'istinto
di Erasmus Darwin
Edoardo Perino Roma
1885 pagine 91

   





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