La scimmia ha la mano discretamente adattata al senso del tatto; ciò che contribuisce alla gran facilità d'imitazione in questo animale. Si osservi però che nell'afferrare con essa gli oggetti, come sarebbe un bastone o una mela, la scimmia piega il pollice nella direzione medesima delle altre dita in vece di far loro contrasto premendole con esso; pel qual difetto ella acquista molto più lentamente le idee della figura degli oggetti, in quanto che è meno capace di determinare le distanze o diametri delle loro parti, e di distinguere la loro forza d'inerzia dalla durezza. Elvezio aggiugne a ciò, che la brevità della vita di questo animale, l'essere egli fuggitivo dinanzi all'umana specie, e il non esser egli abitatore di tutti i climi, sono tutti ostacoli al di lui perfezionamento (De l'Esprit, tom. 1). In questo momento per altro si mostra in Londra, in Exeter Change, una vecchia scimmia, la quale, avendo perduto i denti, riceve le noci che le si danno, e pigliando una pietra con una mano le schiaccia ad una ad una; e così come fa l'uomo adopera all'intento suo uno stromento.
Il castoro è un altro animale che fa molto uso delle mani, e che al dire dei viaggiatori ha un ingegno sorprendente. Questo però, secondo Buffon, si verifica soltanto dove siffatti animali esistono numerosi, e dove gli uomini sono pochi, laddove in Francia, nello stato solitario in cui sono, non danno prove d'ingegno straordinario.
Tutti i quadrupedi che hanno clavicole, si servono in qualche modo delle loro gambe anteriori come noi ci serviamo delle nostre mani; così il gatto, lo scoiattolo, la tigre, l'orso, il leone; e siccome eglino esercitano il senso del tatto più universalmente di quello che lo esercitino altri animali, così hanno più sagacità nello spiare e sorprendere la loro preda.
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Dell'istinto
di Erasmus Darwin
Edoardo Perino Roma 1885
pagine 91 |
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