Pagina (50/91)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Difatti la stessa combinazione di note e toni non eccita o divozione, o amore o melanconia poetica in un Indiano egualmente come in un Europeo. E «noi vediamo i nostri montanari aver annesso al suono di una piva, strumento ridicolo per gli abitatori delle città, le stesse idee guerriere, che questi annettono al suono della tromba e del piffero.» (Dr. Brown, Unione della Poesia e della Musica, pag. 58). Così pure «la musica dei Turchi è differentissima da quella degli Italiani, e i popoli di Fez e di Marocco hanno anche una musica diversa, che a noi pare asprissima e ributtante, ma che essi gustano piacevolissima.» (L'Arte Armonica di Giorgio Antoniotto). Quindi si comprende come l'Opera italiana non dia diletto ad un'orecchia inglese non ancora erudita alla musica; e come i non avvezzi alla musica gustino più un aria all'udirla per la seconda e per la terza volta, di quello la gustassero udita per la prima. Poichè allora quella stessa serie di suoni melodiosi rieccita in essi quelle dolci idee melanconiche che avevano prima ricevute dalla canzone, oppure quella stessa viva e combinazione di toni risveglia tutte le allegre idee della danza e della compagnia. Persino quei suoni che dapprima ci erano disgustosi, possono per abitudine associarsi con altre idee in modo da divenirci piacevoli. Il Padre Lafitau racconta degli Irocchesi che «la musica e la danza di questi Americani hanno in se stesse qualche cosa di talmente barbaro che sulle prime disgustano. A poco a poco però vi ci accostumiamo e finalmente dividiamo con essi il piacere da cui questi barbari sono oltremodo trasportati.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dell'istinto
di Erasmus Darwin
Edoardo Perino Roma
1885 pagine 91

   





Indiano Europeo Unione Poesia Musica Turchi Italiani Fez Marocco L'Arte Armonica Giorgio Antoniotto Opera Padre Lafitau Irocchesi Americani