È comunissima colà una grossa Aplisia. Essa è lunga circa dodici centimetri, ed è di colore gialliccio sudicio, venato di rosso. Da ogni lato della superficie inferiore, o piede, v’ha una larga membrana, che sembra talora operare come ventilatore, facendo che una corrente d’acqua scorra sulle branchie dorsali o polmoni. Si nutre di delicate alghe marine che crescono fra i sassi, nell’acqua bassa e melmosa; e trovai nel suo stomaco parecchie piccole ghiaie, come nel ventriglio di un uccello. Stuzzicata questa aplisia emette un finissimo fluido rosso–porpora, che macchia l’acqua per lo spazio di trenta centimetri all’intorno. Oltre a questo mezzo di difesa, essa ha una secrezione acida, di cui è spalmato il suo corpo, e che produce una sensazione astringente sgradevole, simile a quella prodotta dalla Fisalia.
Mi procurò molto piacere l’osservare varie volte i costumi di un Octopus o seppia. Sebbene comuni nei ristagni d’acqua lasciati dalla bassa marea, questi animali non sono facili da prendere. Colle loro lunghe braccia e colle loro ventose, possono insinuarsi fra i più stretti crepacci; e quando sono attaccati a quel modo ci vuole una grande forza per staccarneli. A momenti si slanciano colla parte del corpo opposta al capo allo innanzi, colla rapidità di una freccia, da un lato all’altro dello stagnetto, facendo torbida l’acqua con un inchiostro color castagno scuro. Questi animali riescono a sfuggire alla vista con una facoltà singolarissima, simile a quella del camaleonte, quella di mutar colore.
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Aplisia Fisalia Octopus
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