Ogni parte di questa pianta ha la sua utilità; le foglie e gli steli servono di cibo ai cavalli, e la radice è ridotta in una polpa, la quale, quando è bene seccata e cucinata, forma la farinha, principale articolo di nutrimento del Brasile. È un fatto curioso, sebbene notissimo, che il succo di questa pianta molto nutriente è velenosissimo. Alcuni anni fa, una vacca morì in questo podere, per averne bevuto un tantino. Il signor Figuireda mi disse che l’anno precedente aveva seminato un sacco di fave e tre di riso; il primo ne aveva prodotto ottanta, e gli ultimi trecento e venti. I pascoli allevano una bella razza di bestiame, e i boschi sono tanto pieni di selvaggina, che nei tre giorni precedenti era stato sempre ucciso un cervo. Questa profusione di cibo si mostrava da sè stessa al pranzo, ove, se le tavole non si lamentavano, si lamentarono certamente i convitati; perchè ognuno è tenuto a mangiare di ogni piatto. Un giorno che io mi fui proposto bene di non lasciare andar via qualche cosa senza averla assaggiata, con mio gran smarrimento vidi venire alla fine un tacchino arrosto ed un maiale in tutta la loro sostanziale realtà. Durante il pranzo, un uomo era occupato a mandar via dalla stanza alcuni vecchi cani, e dozzine di piccoli neri, che s’introducevano tutti insieme, ogniqualvolta ne avevano il destro. Se si potesse escludere l’idea della schiavitù, vi sarebbe un fascino particolare in quel modo di vita semplice e patriarcale; v’era una quiete perfetta ed una indipendenza assoluta da tutto il resto del mondo.
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Brasile Figuireda
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