Avendo esaurita la mia polvere, dovetti abbandonare l’impresa (con mia vergogna come cacciatore, si potrebbe dire, sebbene io sappia molto distintamente colpire al volo gli uccelli) e mandar grida finchè il cervo se ne andò.
Il fatto più curioso rispetto a questo animale, è il fortissimo e sgradevole odore che emana dal maschio. È al tutto indescrivibile; parecchie volte, mentre levava la pelle agli esemplari che ora sono preparati nel museo zoologico di Londra, fui vinto dalla nausea. Ravvolsi la pelle in un fazzoletto di seta e la portai così a casa: dopo essere stato lavato adoperai sempre quel fazzoletto, e naturalmente fu lavato a più riprese; tuttavia, per lo spazio di un anno e sette mesi, appena spiegato, io sentiva quell’odore ben distinto. Questo appare un caso ben sorprendente della permanenza di qualche sostanza, che nondimeno deve essere di natura sottile e volatile. Sovente, quando io passava alla distanza di mezzo miglio sotto vento ad un branco, ho sentito l’aria impregnata di quell’effluvio. Credo che l’odore del maschio è più potente nel periodo in cui le corna sono perfette, cioè libere dalla pelle villosa. Naturalmente, quando è in questo stato la sua carne non è mangiabile; ma i Gauchos asserivano, che quando si tiene sotterrato in terra umida per qualche tempo, perde il suo cattivo odore. Ho letto in qualche parte che gli isolani del Nord della Scozia adoperano lo stesso processo per i rancidi corpi degli uccelli di mare.
Qui l’ordine dei rosicanti è ricchissimo di specie: del topo solo ne ebbi non meno di otto specie16. II più grosso rosicante del mondo, il Capibara, (Hydrochærus capybara), è pure comune.
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