Il Carrancha non fa segno di badarci, tranne con un cenno del capo. Quantunque i Carranchas si riuniscano sovente in gran numero, non sono gregari; perchè nei luoghi deserti si veggono solitari o più comunemente appaiati.
Si dice che i Carranchas siano molto astuti e rubino molte uova. Tentano pure, unitamente al Chimango, di beccare le croste sul dorso ferito dei cavalli e dei muli. Da una parte il povero animale, colle orecchie basse e il dorso ad arco, e dall’altra l’uccello che svolazza guardando dalla distanza di un metro il disgustoso boccone, formano un quadro, che è stato descritto dal capitano Head colla sua consueta accuratezza e col suo spirito particolare. Queste false aquile di rado uccidono un uccello od un altro animale vivo; ed i loro costumi necrofagi e simili a quelli degli avvoltoi sono evidentissimi a chiunque siasi addormentato nelle desolate pianure della Patagonia, perchè al suo svegliarsi vedrà, sopra ogni rialzo vicino, uno di questi uccelli che lo osserva pazientemente con occhio maligno; è uno dei caratteri del paesaggio di quella contrada che sarà riconosciuto da chiunque abbia girato in quei luoghi. Se una brigata di uomini va a cacciare con cani e cavalli, essi sono accompagnati tutto il giorno da alcuno di questi seguaci. Dopo il pasto, il gozzo scoperto sporge in fuori; ed allora, ed anche generalmente, il Carrancha è un uccello inerte, famigliare e codardo. Il suo volo è pesante e lento come quello della cornacchia d’Inghilterra. Si alza a volo molto raramente; ma ne ho veduto due, uno a grande altezza che scorreva l’aria con grande scioltezza.
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