Giudicando dai frammenti non compressi, la misura o il calibro del fulmine (se pure si può adoperare questo vocabolo), deve essere stato a un dipresso di tre centimetri circa. A Parigi il sig. Hachette ed il sig. Beudant riuscirono a fabbricare tubi per molti rispetti simili a queste folgoriti, facendo passare forti scosse elettriche attraverso a vetro finamente polverizzato: quando veniva aggiunto sale per aumentare la fusibilità, i tubi erano più grandi in ogni dimensione. Nessuno dei due riuscì adoperando feldspato e quarzo polverizzato. Un tubo fatto con vetro pesto era quasi lungo ventisei millimetri, ed aveva un diametro interno di circa un millimetro. Quando si pensi che si adoperarono a Parigi le batterie elettriche più potenti, e che la loro forza sopra una sostanza tanto fusibile come il vetro non produsse che tubi tanto piccoli, dobbiamo provare somma meraviglia per la forza di una scossa del fulmine, il quale, nel colpire la sabbia in vari posti, ha formato cilindri, in un caso lunghi almeno nove metri, con un calibro interno, quando non fosse stato compresso, di sei centimetri circa; e ciò in una materia tanto refrattaria quanto il quarzo!
Le folgoriti, come ho già osservato, entrano nella sabbia in direzione quasi verticale. Tuttavia, una che era meno regolare delle altre, deviava dalla linea retta, con una notevolissima inclinazione, fino a trentatre gradi. Da questo stesso tubo scaturivano due piccoli rami, a trenta centimetri di distanza; uno volto all’ingiù, l’altro all’insù. Quest’ultimo caso è molto notevole, perchè il fluido elettrico deve esser tornato indietro, facendo un angolo acuto di 26° colla direzione del suo corso principale.
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Parigi Parigi
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