Non vi poteva essere nulla di più interessante di alcune di quelle famiglie. Sovente giungevano al nostro rancho una madre colle sue figliole tutte sullo stesso cavallo. Cavalcavano come gli uomini, ma colle ginocchia molto più rialzate. Forse questa abitudine deriva da ciò che sogliono, viaggiando, cavalcare cavalli carichi. Le donne sono obbligate a caricare e scaricare i cavalli, far le tende per la notte; in breve devono, come le mogli di tutti i selvaggi, essere utili schiave. Gli uomini si battono, cacciano, hanno cura dei cavalli, e fanno le selle e i finimenti per cavalcare. Una delle loro principali occupazioni casalinghe è quella di battere due pietre insieme per arrotondarle e farne delle bolas. Con quest’arma importante l’indiano colpisce la sua selvaggina e si conquista il suo cavallo, che corre liberamente sulla pianura. Combattendo, cerca prima di tutto di scavalcare il suo avversario colle bolas, e quando è impacciato dalla caduta lo uccide col chuzo. Se le palle colpiscono solo il collo o il corpo di un animale, sono spesso gettate via e perdute. Siccome l’arrotondare le pietre è il lavoro di due giorni, la manifattura delle palle è un’occupazione comunissima. Parecchi di quegli uomini e di quelle donne avevano il volto dipinto in rosso, ma non vidi mai le strisce orizzontali tanto comuni presso gli abitanti della Terra del Fuoco. Il loro principale orgoglio è di avere ogni cosa fatta di argento; ho veduto un cacico che aveva gli sproni, le staffe, il manico del coltello e le briglie fatte con questo metallo; la testiera e le briglie erano di filo d’argento e non più grosse della corda di un frustino, e la vista di un focoso cavallo tenuto in freno da una briglia così sottile, dava al maneggio di esso un notevole carattere di eleganza.
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Terra Fuoco
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