Alla fine uno risalì di nuovo e cavalcò sulla collina a perdita di vista. Il mio compagno disse: « dobbiamo risalire a cavallo; caricate la vostra pistola»; e guardò la sua spada. «Sono essi Indiani?» gli chiesi. «Quien sabe? (chi sa?) se non fossero più di tre non vi sarebbe nulla da temere». Mi colpì molto il vedere che uno dei tre era salito sulla collina per cercare il resto della tribù. Dissi questo; ma per tutta risposta non ottenni che un quien sabe? Coll’occhio e col capo non cessò per un minuto di scrutare lentamente il lontano orizzonte. Io trovava che la sua insolita freddezza fosse uno scherzo un po’ spinto, e gli chiesi perchè non tornavamo a casa. La sua risposta mi fece dare una scossa. «Stiamo tornando indietro, ma in una direzione da poter passare presso una palude, nella quale faremo galoppare i cavalli finchè potranno, e poi ci affideremo alle nostre gambe: quindi non vi è pericolo». Io non mi sentiva la stessa fiducia e desiderava affrettare il passo. Egli mi rispose: «No, finchè essi non ce ne daranno l’esempio». Quando qualche accidente del terreno ci nascondeva, noi ci mettevamo a correre di galoppo, ma in caso contrario, andavamo al passo. Alla fine giungemmo in una valle, e volgendoci a sinistra, galoppammo in fretta fino al piede di un colle; quell’uomo mi diede il suo cavallo da tenere, fece accovacciare i cani, e si trascinò sulle mani e sui piedi per fare una ricognizione. Rimase in quella posizione per un certo tempo, poi con uno scoppio di risa, esclamò: Mugeres!
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Indiani Mugeres
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