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      Pel fatto che le ossa del Schelidotherium, compresa anche la rotula, erano sotterrate nella loro acconcia posizione, e pel fatto che l’armatura ossea del grande animale armadilliforme era così bene conservata, unitamente alle ossa delle gambe, possiamo esser certi che questi avanzi erano freschi ed uniti dai loro ligamenti, allorchè furono depositati nella ghiaia insieme alle conchiglie. Quindi abbiamo buone prove che i sopramenzionati quadrupedi giganteschi, più differenti di quelli dei nostri giorni che non i più antichi quadrupedi dell’epoca terziaria d’Europa, vivevano quando il mare era popolato dalla maggior parte de’ suoi presenti abitatori ed abbiamo la conferma di quella notevole legge, sulla quale insiste tanto il signor Lyell, cioè che la «longevità della specie dei mammiferi è in complesso inferiore a quella dei testacei!».
      La grande mole delle ossa degli animali Megateroidi che comprendono il Megaterio, il Melagonyx, il Schelidotherium, ed il Mylodon, è invero prodigiosa. Il modo di vivere di questi animali imbarazzava grandemente i naturalisti, finchè il professore Owen27 recentemente non ebbe sciolto con sommo ingegno il problema. Per la loro semplice struttura i denti di questi animali Megateroidi dimostrano che essi vivevano di vegetali, e probabilmente delle foglie e dei ramoscelli degli alberi; le loro forme pesanti, e le forti e incurvate unghie sembrano tanto poco favorevoli alla locomozione, che alcuni eminenti naturalisti hanno presentemente creduto che, simili al Tardigrado, al quale sono intimamente affini, vivessero arrampicandosi sugli alberi e cibandosi delle foglie.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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