Mi sia permesso di aggiungere che queste osservazioni si riferiscono direttamente al caso degli animali della Siberia conservati nel ghiaccio. La ferma convinzione che fosse necessaria una rigogliosa vegetazione, fornita di caratteri tropicali, per dar sostentamento a così grossi animali, e l’impossibilità di conciliar questa colla vicinanza dei ghiacci perpetui, è stata una delle cause principali che diedero origine a parecchie teorie intorno a repentini rivolgimenti di climi, ed a catastrofi gravissime che furono inventate per spiegare il loro seppellimento. Io son ben lungi dal credere che il clima non abbia cambiato dal tempo in cui vivevano quegli animali che giacciono sepolti nel ghiaccio; voglio ora solo dimostrare che, per quello che riguarda soltanto la quantità di cibo, gli antichi rinoceronti, possono aver pascolato sulle steppe della Siberia centrale (probabilmente le parti settentrionali erano sott’acqua) anche nella loro condizione presente, come fanno ora i rinoceronti e gli elefanti viventi sui karros dell’Africa meridionale.
Darò qui un ragguaglio dei costumi di alcuni dei più interessanti uccelli che sono comuni nelle pianure selvaggie della Patagonia settentrionale; parlerò pel primo del più grande, che è lo struzzo dell’America meridionale. I costumi ordinari dello struzzo sono familiari a tutti. Vivono di sostanze vegetali come radici ed erbe; ma a Bahia Blanca ne ho veduti parecchie volte tre o quattro insieme venire, durante la bassa marea, sulle stesse spiagge melmose che sono allora asciutte per cibarsi, secondo quello che dicono i Gauchos, di pesciolini.
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