Era già tardi, e questa parte del monte, come l’altra, era scoscesa e dirupata. Alle due giunsi alla cima della seconda punta, ma questo con somma difficoltà. Ogni 20 metri mi veniva il crampo alla parte superiore delle coscie, tantochè temeva di non poter più scender nuovamente. Era anche necessario tornare per un’altra strada, siccome non si poteva neppure pensare di far a meno dei cavalli. Dovetti quindi abbandonare il pensiero di salire sulle due punte più alte. Del resto la loro altezza era di poco maggiore, e lo scopo geologico era raggiunto, quindi non valeva la pena di correre il rischio di una nuova fatica. Suppongo che la ragione dei crampi fosse il grande mutamento nel modo di azione muscolare, dal faticoso cavalcare all’arrampicare ancor più faticoso. È una lezione degna d’esser ricordata perchè in alcuni casi può cagionare gravi difficoltà.
Ho già detto che il monte è composto di roccia quarzosa bianca, alla quale sta unita ardesia cretacea brillante. All’altezza di poche centinaia di metri sulla pianura, chiazze di conglomerati aderivano in certi punti alla roccia solida. Nella durezza e nella natura del cemento rassomigliavano ai massi che si vedono giornalmente formarsi sopra alcuni punti. Non dubito che questi ciottoli vennero aggregati in un modo simile, durante il periodo in cui la grande formazione calcarea stava depositandosi intorno al mare circostante. Possiamo credere che le foggie scoscese e dirupate del duro quarzo mostrano ancora gli effetti delle onde di un vasto oceano.
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Dovetti
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