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      Nel complesso rimasi deluso da quest’ascensione. Anche la vista era insignificante; una pianura simile al mare, ma senza il suo bel colore e senza il suo profilo definito. Tuttavia la scena era nuova, ed un po’ di pericolo, come il sale sulla carne, le dava un certo gusto. Che il pericolo fosse molto piccolo, era dimostrato dal fatto che i miei compagni facevano un buon fuoco, cosa che non si fa mai quando si sospetta che gl’Indiani siano nel contorno. Giunsi al mio bivacco al tramonto, e dopo aver bevuto molto matè e fumato parecchi sigaritos, apparecchiai il mio letto per la notte. Il vento era violentissimo e freddo, ma con tuttociò non ho mai dormito così bene.
      Settembre 10. – Al mattino, dopo aver sfuggito un temporale, giungemmo sul far del giorno alla costa del Sauce. Sulla strada vedemmo molti cervi ed un guanaco presso il monte. La pianura che confina colla Sierra, è attraversata da certe strane fosse di cui una larga circa 6 metri e profonda almeno 10; fummo quindi obbligati a fare un giro notevole per poter trovare un passaggio. Passammo la notte alla posta e la conversazione, come è generalmente il caso, si aggirò sugli Indiani. La Sierra Ventana era tempo fa un luogo molto frequentato, e tre o quattro anni or sono, vi avvennero molti combattimenti. La mia guida era stata presente all’uccisione di molti Indiani; le donne fuggirono sulla cima del rialzo e si difesero disperatamente con grosse pietre: molte in tal modo si salvarono.
      Settembre 11. – Continuai il viaggio alla terza posta in compagnia del tenente che la comandava.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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