La distanza si dice essere di quindici leghe, ma questa misura è soltanto presuntiva, e molto esagerata. La strada presentava poco interesse, in mezzo ad una pianura coperta di erba secca; alla nostra sinistra, ad una distanza più o meno grande sorgevano alcune basse colline: una continuazione delle quali attraversammo appunto vicino alla posta. Prima di arrivare incontrammo una grande mandra di cavalli e di bovine custoditi da 15 soldati; ma ci dissero che molti erano andati perduti. È difficilissimo far viaggiare gli animali nella pianura; perchè di notte l’avvicinarsi di un puma od anche di una volpe fa sì che i cavalli si disperdono in ogni direzione; anche un temporale fa lo stesso effetto. Poco tempo prima un ufficiale partì da Buenos-Ayres con 500 cavalli, e quando giunse all’armata ne aveva meno di venti.
Poco dopo, da una nuvola di polvere ci accorgemmo che una schiera di uomini a cavallo ci veniva incontro; i miei compagni anche da lontano li riconobbero per Indiani, dai lunghi capelli che cadevano loro sulle spalle. In generale gli Indiani si cingono il capo con una benda, ma non lo coprono mai, e i loro neri capelli che sventolano intorno alle loro facce abbronzate accrescono in sommo grado l’aspetto selvaggio della loro fisonomia. Si riconobbe essere una schiera appartenente ad una tribù amica, quella di Bernanzio che si dirigeva alla salina per prendere sale. Gli Indiani mangiano molto sale, e i loro bambini lo succhiano come se fosse zucchero; in ciò differiscono molto dai Gauchos Spagnoli, i quali mentre conducono lo stesso genere di vita, ne mangiano pochissimo: secondo Mungo Park, vi è gente che vive di cibo vegetale, ed ha un desiderio invincibile di sale.
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