Siccome gli avanzi di questi generi si rinvengono su i due lati dello Stretto di Behring50 e sulle pianure della Siberia, siamo indotti a considerare la parte Nord-Ovest dell’America settentrionale, come il primo punto di comunicazione fra il mondo antico e quello cosidetto nuovo. Siccome un numero così grande di specie, tanto viventi quanto estinte, di questi stessi generi abita ed ha abitato il continente antico, appare probabilissimo che gli elefanti, i mastodonti, il cavallo ed i ruminanti cavicorni dell’America settentrionale abbiano emigrato sulla terra da poco sollevatasi presso lo stretto di Behring, dalla Siberia nel Nord America, e quindi sopra terra parimente sorta dalle acque nelle Indie occidentali, nell’America del Sud, ove per un certo tempo si mescolarono colle forme caratteristiche di quel continente meridionale, finchè si sono estinte.
Mentre io stava viaggiando nel paese, mi furono fatte parecchie descrizioni molto vivaci dell’ultima grande siccità, e queste relazioni possono spargere un po’ di luce sopra i casi in cui moltissimi animali di ogni sorta vennero incorporati insieme nella terra. Il periodo compreso fra l’anno 1827 e il 1830 vien chiamato il gran seco, ovvero la grande siccità. Durante quel tempo cadde così poca pioggia, che ogni vegetazione, anche quella dei cardoni selvatici, mancò affatto; i ruscelli erano asciutti, e tutta l’intiera campagna aveva l’aspetto di una polverosa strada maestra. Questo era specialmente il caso nella parte settentrionale della provincia di Buenos Ayres, e nella parte meridionale di Santa Fè. Un grandissimo numero di uccelli, di animali selvatici, di bestiame e di cavalli perirono per mancanza di cibo e di acque.
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