Questo era un artifizio ripetutamente praticato dai nostri cacciatori con buon esito, ed aveva inoltre il vantaggio di lasciar fare parecchi colpi, i quali tutti erano considerati come parte del giuoco. Sui monti della Terra del Fuoco ho veduto più di una volta un guanaco, il quale essendo accostato non solo nitriva e gridava, ma s’impennava e saltava nel modo più ridicolo, apparentemente in atto di sfida. Questi animali vengono agevolmente addomesticati, e ne ho veduto alcuni in questo stato nella Patagonia settentrionale presso una casa, senza nessun legame. In questo stato sono fierissimi, ed aggrediscono prontamente un uomo, dandogli un colpo di dietro colle due ginocchia. Si afferma che il motivo di queste aggressioni sia la gelosia per le loro femmine. Tuttavia il guanaco selvatico non ha idea di difesa; basta un cane a tener fermo uno di quei grossi animali finchè giunga il cacciatore. In molti dei loro costumi somigliano alle pecore di un greggie. Così quando veggono avvicinarsi uomini a cavallo da varie parti rimangono subito sgomentati, e non sanno più da che parte fuggire. Questo agevola grandemente il metodo di caccia indiano, perchè così sono facilmente spinti in un punto centrale e subito circondati.
I guanachi vanno volentieri nell’acqua: parecchie volte a Porto Valdes furono veduti nuotare da un’isola all’altra. Byron nel suo viaggio, dice di averli veduti bere l’acqua salata. Alcuni dei nostri ufficiali videro parimente un branco il quale da quanto pareva stava bevendo l’acqua salmastra di una salina presso Capo Blanco.
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