Gli uccelli d’acqua sono numerosissimi, ed anticamente, secondo le relazioni degli antichi naviganti, debbono esser stati maggiori in numero. Osservai un giorno un marangone, che si trastullava con un pesce che aveva ghermito. Per otto volte di seguito l’uccello lasciò andar la sua preda, poi le si tuffò dietro, e quantunque l’acqua fosse profonda, la riportò ogni volta alla superfice. Ho veduto nel giardino zoologico di Londra una lontra far lo stesso con un pesce, molto più che non faccia un gatto con un topo: non conosco nessun altro esempio in cui madre Natura si mostri così volontariamente crudele. Un altro giorno essendomi collocato fra il mare ed un pinguino (Aptenodytes demersa), mi divertii molto osservando il suo fare. Era un uccello coraggioso; e finchè giunse al mare lottò regolarmente e mi spinse indietro. Vi sarebbe stato necessario un forte bastone per arrestarlo; ogni centimetro di terreno che guadagnava, lo conservava fortemente o rimanendo in faccia a me ritto e risoluto. Mentre contrastava in tal modo, volgeva il capo continuamente da una parte e dall’altra, in modo molto curioso, come se la facoltà di vedere risiedesse soltanto nella parte anteriore e basale di ogni occhio. Quest’uccello vien detto comunemente pinguino somaro, pel costume che ha, quando si trova in terra, di gettare indietro il capo mandando un suono strano e forte, che somiglia molto al raglio dell’asino; ma quando è in mare e non è disturbato la sua nota è profondissima e solenne, e spesso si ode durante la notte.
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Londra Natura Aptenodytes
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