Essi esaminarono il colore della sua pelle e la compararono colle nostre. Uno di noi aveva le braccia nude ed essi espressero la più gioconda sorpresa ed ammirazione per la sua bianchezza, precisamente nello stesso modo che ho osservato fare dall’urang-utang del giardino zoologico di Londra. Ci parve vedere che essi scambiassero due o tre degli ufficiali, i quali erano un po’ più bassi e più bianchi, sebbene adorni di folte barbe, per le signore della nostra brigata. Il più alto degli indigeni si mostrava molto contento perchè la sua statura era stata osservata. Quando veniva messo dorso contro dorso coll’uomo più alto di bordo, egli cercava di collocarsi sopra un terreno più alto e si metteva sulla punta dei piedi. Apriva la bocca per mostrare i denti, e voltava la faccia per farsi veder di profilo; e tutto questo faceva con tanta vivacità, che oso dire che egli si credeva il più bell’uomo della Terra del Fuoco. Dopo che il nostro primo e grande sentimento di meraviglia fu passato, non vi era nulla di più ridicolo che lo strano misto di sorpresa e di imitazione che questi selvaggi mostravano ad ogni momento.
L’indomani cercai di penetrare in qualche modo nel paese. La Terra del Fuoco può esser descritta come una terra montuosa, in parte sommersa nel mare cosìcchè profondi passaggi e golfi occupano il luogo ove dovrebbero esistere le valli. I fianchi del monte, tranne quelli della costa occidentale più esposta, sono coperti dalla cima fino all’acqua da una grande foresta. Gli alberi giungono fino all’altezza di 300 a 450 metri sul livello del mare, e succede loro una striscia di torba con piccole piante alpine; e a questa succede poi la linea delle eterne nevi, che, secondo il capitano King, nello stretto di Magellano scende dai novecento ai mille metri.
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