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      Erano tanto fitti che parevano una siepe di giardino, e fummo obbligati a contendere con quella piana ma infida superficie. Dopo un altro po’ di fatica giungemmo alla torba e poi alla nuda roccia.
      Un rialzo riuniva questa collina con un’altra distante alcune miglia e più alta, cosicchè si vedevano sopra di essa distese di neve. Siccome il giorno non era molto inoltrato, determinai di andare colà raccogliendo piante lungo la via. L’impresa sarebbe stata ben ardua se non avessimo trovato un sentiero battuto fatto dai guanachi; perchè questi animali, come le pecore, seguono, sempre la stessa linea. Quando giungemmo alla collina trovammo che era la più alta di tutto il contorno e le acque scorrevano al mare in opposte direzioni. Si godeva colà di una ampia vista di tutto il paese circostante; al Nord si estendeva una vasta palude, ma al Sud avevamo una scena di selvaggia magnificenza conveniente alla Terra del Fuoco. Vi era una grande e misteriosa maestà in quei monti seguiti da altri monti colle profonde valli intermedie, tutte coperte da una fitta e tenebrosa massa di foresta. Anche l’atmosfera in queste plaghe, ove un uragano succede ad un altro con pioggia, grandine e nevischio, sembra più nera che non in qualunque altra. Nello stretto di Magellano, guardando verso mezzogiorno da Porto della Fame, lontani passaggi, che stanno fra i monti sembrano pel loro aspetto tenebroso, condurre al di là dei confini del mondo.
      Dicembre 21. – La Beagle fece vela ed il giorno dopo favoriti in modo particolare da una buona brezza dall’Est, passammo vicino ai Barnevelts, e girando il Capo Deceit coi rocciosi suoi picchi verso le tre pomeridiane avevamo passato il burrascoso Capo Horn.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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