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      Si vide mai fatto più mostruoso di quello che osservò Binoe, di una povera madre che raccolse il suo bambino morente e coperto di sangue, che il marito aveva spietatamente slanciato contro le roccie per aver lasciato cadere un cestino di ricci di mare? Quanto poco possano le più alte facoltà della mente venir poste in giuoco: che cosa vi è qui perchè l’immaginazione possa dipingersi, perchè la ragione possa comparare, perchè il giudizio possa decidere? Staccare una conchiglia dalla roccia non richiede la più piccola maestria, il più piccolo lavoro mentale. La loro abilità può essere per alcuni rispetti comparata agli istinti degli animali; perchè non è migliorata dall’esperienza; la barchetta, la opera loro più ingegnosa, per quanto povera, è rimasta la stessa, come vediamo da Drake, durante questi ultimi duecentocinquanta anni. Osservando questi selvaggi si può domandare donde sono venuti? Che cosa può aver tentato, o qual mutamento può aver obbligato una tribù di uomini ad abbandonare le belle regioni del Nord, a scendere le Cordigliere o spina dorsale dell’America, ad inventare e fabbricare barche, che non sono adoperate dalle tribù del Chilì, del Perù e del Brasile, e poi entrare in una delle più inospitali contrade del mondo? Quantunque queste riflessioni debbano a prima vista occupare la mente, possiamo esser certi che sono in parte erronee. Non vi è ragione per credere che gli abitatori della Terra del Fuoco diminuiscano di numero; perciò dobbiamo supporre che godano di una certa tal quale felicità, qualunque essa possa essere, che rende loro cara la vita.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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