Nelle valli era appena possibile trascinarsi avanti, tanto erano compiutamente barricate da grossi tronchi rovesciati caduti in ogni direzione. Mentre si passava sopra questi ponti naturali, sovente si affondava fino al ginocchio nel legno imputridito; altre volte, quando si cercava di appoggiarsi contro un grosso albero, si rimaneva meravigliati trovando una massa di materia imputridita che cadeva appena toccata. Finalmente ci trovammo in mezzo agli alberi più piccoli, e in breve giungemmo al nudo pendio che ci condusse alla cima. Qui si godeva della vista caratteristica della Terra del Fuoco; catene irregolari di colline, coperte qua e là di neve, profonde valli color verde giallognolo, e bracci di mare che dividevano la terra in molte direzioni. Il forte vento era acutamente freddo e l’atmosfera piuttosto nebbiosa, cosicchè non rimanemmo un pezzo sulla cima del monte. La nostra discesa non fu tanto faticosa quanto la salita, perchè il peso del corpo ci apriva un passaggio, e tutti gli scivolamenti e tutte le cadute erano nella buona direzione.
Ho già menzionato il carattere cupo e melanconico delle foreste sempre verdi78, nelle quali crescono due o tre specie di alberi, escludendone tutte le altre. Al disopra della foresta sono molte piante nane alpine che sorgono tutte dalla massa di torba, ed aiutano a comporla; queste piante sono notevolissime per la loro stretta affinità colle specie che crescono sui monti d’Europa, sebbene distanti tante migliaia di miglia. La parte centrale della Terra del Fuoco, dove si presenta la formazione calcarea, è la più favorevole per gli alberi; sulla costa più esterna il terreno granitico più povero, ed una situazione più esposta alla violenza dei venti non permettono agli alberi di giungere ad una grande mole.
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