Il loro tronco è molto grande, e di forma curiosa, essendo più grosso nel mezzo che non alla base ed alla cima. In alcune parti del Chilì sono numerosissime e molto stimate per una specie di melassa che si estrae dalla loro linfa. In un podere presso Petorca, vollero contarle, ma non vi riuscirono dopo averne contate parecchie centinaia di migliaia. Ogni anno, sul principio di primavera, in agosto, ne vengono tagliate moltissime, e quando il tronco è sul terreno, ne vien reciso il ciuffo di foglie. Allora la linfa comincia immediatamente a scaturire dalla parte superiore, e continua così per alcuni mesi; tuttavia è necessario che ogni mattina le venga tagliata una fetta sottile, per mettere allo scoperto una nuova superficie. Un buon albero può dare 450 litri e tutto questo deve essere stato contenuto nei vasi del tronco apparentemente secco. Si dice che la linfa scorre molto più presto nei giorni in cui il sole è molto ardente, e che è pure assolutamente necessario badar bene, gettando giù l’albero, di farlo cadere colla punta rivolta verso la cima della collina; perchè se cade allo ingiù, non esce quasi punto linfa; quantunque in tal caso si sarebbe creduto che l’azione verrebbe agevolata e non impedita dalla forza di gravità. La linfa viene concentrata bollendo, allora si chiama melassa, alla quale rassomiglia moltissimo nel sapore.
Togliemmo la sella, presso la fontana, ai nostri cavalli e ci preparammo a passare colà la notte. La sera era bella e l’atmosfera tanto chiara, che gli alberi delle navi ancorate nel golfo di Valparaiso, quantunque lontane non meno di ventisei miglia geografiche, si potevano distinguere chiaramente come tanti piccoli fili neri.
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