Un uomo robusto non avvezzo a questa fatica, traspira molto profusamente, portando su soltanto il proprio corpo. Con questo durissimo lavoro vivono al tutto di fave bollite e di pane. Essi preferirebbero il solo pane; ma i loro padroni, trovando che con questo non possono lavorare abbastanza li trattano come cavalli, fan loro mangiare fave. Sono pagati un po’ più che non alle miniere di Jajuel, avendo da 30 a 34 franchi al mese. Lasciano la miniera solo una volta ogni tre settimane, ed allora stanno due giorni con le loro famiglie. Una delle regole di questa miniera sembra molto dura, ma risponde benissimo agli interessi del padrone. Il solo modo di rubare oro, è quello di nascondere pezzi di minerale, e portarli via quando ne venga l’occasione. Ogni qualvolta il maggiordomo trova un pezzo così nascosto si ritiene il suo valore dal salario di tutti gli uomini, i quali in tal modo, a meno di accordarsi tutti, sono obbligati a spiarsi a vicenda.
Quando il minerale vien portato al mulino, è macinato in polvere impalpabile; il processo di lavatura toglie via tutte le particelle più leggiere, e finalmente l’amalgama riduce la polvere d’oro. La lavatura quando è descritta, sembra cosa semplicissima; ma è bello vedere come l’esatto adattarsi della corrente d’acqua alla gravità specifica dell’oro, separi agevolmente la matrice polverosa dal metallo. La melma che passa dai mulini vien raccolta in pozzanghere, ove depone, e di tanto in tanto vien tirata fuori e gettata in un mucchio comune.
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Jajuel
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