Il 21 si gettò l’àncora nel golfo di San Carlo, capitale di Chiloe.
Quest’isola è lunga circa novanta miglia, con una larghezza un po’ minore di trenta. Il terreno è coperto di colline, ma non è montuoso, ed è rivestito di una grande foresta, tranne alcuni spazi verdi che sono stati disboscati intorno a capanne di paglia. Da lontano la vista somiglia in certo modo alla Terra del Fuoco, ma i boschi, da vicino, sono senza paragone più belli. Qui, molte specie di begli alberi sempre verdi, e piante di carattere tropicale, sostituiscono il lugubre faggio delle spiagge meridionali. D’inverno, il clima è detestabile, ed in estate è solo un tantino migliore. Credo che vi siano poche parti del mondo, in regioni temperate, ove cade tanta pioggia. I venti sono umidissimi, ed il cielo è sempre nuvoloso; una settimana di bel tempo è qualche cosa di straordinario. È anche difficile poter veder le Cordigliere; durante la nostra prima visita, una volta sola il vulcano di Osorno si fece vedere nella sua pienezza, e questo prima del levar del sole; era curioso osservare, mentre il sole sorgeva, il profilo del monte che andava gradatamente dileguandosi nello splendore della luce di oriente.
Gli abitanti, pel colore e per la bassa statura, sembrano avere per tre quarti sangue indiano nelle vene. Sono una razza di uomini umili, tranquilli ed industriosi. Quantunque il suolo fertile, risultante dalla scomposizione delle rocce vulcaniche, produca un’abbondante vegetazione, tuttavia il clima non è favorevole a nessun prodotto che richiegga molto sole per maturare.
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