Come prova della povertà di questi Indiani, menzionerò che poco prima avevamo incontrato un uomo che aveva viaggiato tre giorni e mezzo a piedi ed aveva da fare altrettanta strada per tornare, e tuttociò onde ricuperare il valore di una piccola scure e di un po’ di pesce. Quanto deve essere difficile vendere il più piccolo oggetto, quando si deve durar tanta fatica per ricuperare un debito tanto piccolo!
A sera giungemmo all’isola di San Pedro, ove trovammo la Beagle all’àncora. Girando la punta, due ufficiali sbarcarono per prendere certe misure col teodolite. Una volpe (Canis fulvipes), di una specie che si dice particolare a questa isola, e rarissima in essa, e che è una nuova specie, stava seduta sulle roccie. Era tanto assorta nell’osservare l’opera degli ufficiali, che potei, andando adagino per di dietro, colpirla sul capo col mio martello da geologo. Questa volpe più curiosa o più scientifica, ma meno astuta della maggior parte delle sue affini, è ora preparata nel Museo della Società zoologica di Londra.
Rimanemmo tre giorni in questo porto, in uno dei quali il capitano Fitz Roy, con una comitiva, cercò di salire sulla cima del San Pedro. Qui i boschi hanno un aspetto diverso da quelli della parte settentrionale dell’isola. La roccia, parimente, essendo il calcare micaceo, non produceva spiaggia, ma i fianchi scoscesi s’immergevano direttamente nell’acqua. In conseguenza l’aspetto generale somigliava più alla Terra del Fuoco che non a Chiloe. Cercammo invano di giungere sulla cima, la foresta era tanto impenetrabile, che chiunque non l’abbia veduta, non può figurarsi una massa tanto intrecciata di tronchi morti e morenti.
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