Si può riconoscere agevolmente per una collina alta 320 metri, che è ancora più perfettamente conica che non il famoso pan di zucchero di Rio Janeiro. L’indomani dopo di esserci ancorati, riuscii a salire sulla collina. Fu una ardua impresa, perchè i fianchi erano così scoscesi che in alcune parti bisognava servirsi degli alberi come di scale a piuoli. Vi erano pure grandi cespugli di Fuchsie coperti dei loro bei fiori pendenti, ma era difficile passarvi in mezzo. In questi paesi selvaggi fa molto piacere poter giungere alla cima d’una montagna. Vi è una indefinita aspettazione di vedere alcunchè di molto strano, la quale, sebbene sovente rimanga delusa, non manca mai di ritornare ad ogni nuovo tentativo. Tutti debbono conoscere quel senso di trionfo e d’orgoglio che una bella vista veduta dall’alto comunica all’occhio. In questi paesi poco frequentati vi si unisce inoltre una certa vanità in ciò che forse siete il primo uomo che posò il piede su quel picco e ammirò quella vista.
Si prova sempre un forte desiderio d’assicurarsi se un qualche essere umano abbia precedentemente visitato un luogo sconosciuto. Un pezzetto di legno con un chiodo piantato in esso è raccolto e studiato come se fosse coperto di geroglifici. Pieno di questo sentimento, mi destò molto interesse il trovare sopra una parte selvaggia della costa un letto fatto d’erbe sotto una sporgenza di roccia. Accanto ad esso era stato acceso il fuoco ed un uomo aveva adoperato una scure. Il fuoco, il letto, e la situazione mostravano la destrezza d’un indiano, ma non poteva essere stato un indiano perchè questa razza è qui estinta, in conseguenza del desiderio dei cattolici di fare con un colpo solo cristiani e schiavi.
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Rio Janeiro Fuchsie
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