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      Non ho mai veduto in nessun altro paese ove i meli sembrino riuscire così bene come in quella parte umida del Sud-America: sull’orlo delle strade vi erano molti giovani alberi evidentemente nati per seminagione spontanea.
      In Chiloe gli abitanti hanno una attitudine meravigliosa per fare un orto. Nella parte più bassa di quasi ogni ramo, sporgono alcuni punti piccoli, conici e bruni; questi sono sempre pronti a mutarsi in radici, come si può vedere talora, ove un po’ di fango sia stato incidentalmente spalmato contro l’albero. Sul principio della primavera si sceglie un ramo grosso come la coscia di un uomo, e vien tagliato precisamente sotto un gruppo di questi punti; tutti i rami più piccoli sono potati, ed allora si pone alla profondità di sessanta centimetri circa nella terra. Nell’estate che segue il tronco getta fuori lunghe gemme, e talora anche porta frutta; me ne fu mostrato uno che aveva portato fino a ventitrè mele, ma questo era considerato come fatto piuttosto raro. Nella terza stagione il tronco si muta (come ho veduto io stesso) in un bell’albero, carico di frutta. Un vecchio presso Valdivia illustrava il suo motto Necessidad es la madre del invencion, dando una relazione di varie cose utili che egli aveva fabbricate colle sue mele. Dopo aver fatto il sidro e parimenti il vino, estraeva dai residui un liquore bianco di buonissimo sapore; con altro processo otteneva una sorta di melassa, o, come egli la chiamava, miele. I suoi bambini ed i maiali vivevano, a quanto pare, in quella stagione dell’anno quasi intieramente del prodotto dell’orto.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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