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      Di quest’ultimo fatto vidi coi miei occhi prove abbondanti – mentre tutta la costa era sparsa di travi e di mobiglie come se vi fossero naufragate mille navi. Oltre un gran numero di seggiole, di tavole, di scanzie, ecc., vi erano tetti di capanne, stati portati via quasi per intero. I magazzini delle merci di Talcahuano si erano spalancati, e grossi sacchi di cotone, di yerba e di altre merci di valore erano seminati sulla spiaggia. Durante il mio giro intorno all’isola, osservai numerosi pezzi di roccia, che dalle produzioni marine, ad essi aderenti, dovevano essere stati da poco tempo sepolti nell’acqua profonda, ed erano stati portati in alto sulla spiaggia; uno di questi era lungo un metro e ottanta centimetri, largo novanta, e spesso sessanta.
      L’isola stessa dimostra chiaramente l’azione prepotente del terremoto, come la spiaggia dimostra quella del susseguente grande maremoto. Il terreno aveva in molte parti fessure in direzione nord e sud, cagionate forse dall’abbassamento delle coste scoscese e parallele di quella stretta isola. Alcuni degli spacchi che erano vicini agli scogli avevano un metro di larghezza. Molti massi enormi sono già caduti sulla spiaggia, e gli abitanti credono che quando comincieranno le pioggie, seguiranno frane ancor maggiori. L’effetto della vibrazione sulla dura roccia primaria, che compone le fondamenta dell’isola, era ancor più curioso; le parti superficiali di alcuni stretti rialzi erano al tutto scheggiati come se fossero saltati in aria per opera della polvere.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





Talcahuano