Questo effetto, reso ancor più evidente dalle recenti spaccature e dal terreno spostato, doveva essere limitato alla superficie, perchè altrimenti non esisterebbe un solo masso di roccia solida in tutto il Chilì; nè questo è improbabile, perchè si sa che la superficie di un corpo vibrante è alterata differentemente dalla parte centrale. Si è, forse, per questa stessa ragione, che i terremoti non cagionano quei terribili rivolgimenti che seguono entro le profonde miniere come si potrebbe aspettare. Credo che questo sconvolgimento abbia avuto maggior effetto nel diminuire la mole dell’isola di Quiriquina, che non il solito su e giù del mare e del tempo durante tutto lo spazio di un secolo.
L’indomani sbarcai a Talcahuano, e dopo andai a cavallo fino a Concezione. Le due città presentavano lo spettacolo più tremendo e più interessante che io mi abbia mai veduto. Ad una persona che le aveva vedute prima, avranno forse fatto maggiore impressione; perchè le rovine erano tanto mescolate insieme, e tutta la scena aveva tanto poco l’aspetto di un luogo abitabile, che non era guari possibile immaginare la sua primiera condizione. Il terremoto cominciò alle undici e mezzo antimeridiane. Se fosse seguìto nel mezzo della notte, il maggior numero degli abitanti (che in questa provincia salgono a molte migliaia) sarebbero periti, invece ne sono morti appena cento; in ogni modo, l’uso invariabile di fuggire all’aperto al primo tremar della terra, fu quello che li salvò. In Concezione ogni casa, o fila di case, stavano ritte come un mucchio od una fila di rovine; ma in Talcahuano, per effetto del grande maremoto non si poteva distinguere altro che uno straterello di mattoni, di tegole, di legnami, con un muro diroccato che sorgeva qua e là. Perciò Concezione, quantunque non tanto compiutamente desolata, era una vista più terribile, e se posso esprimermi così, più pittoresca.
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