Scoresby ha osservato lo stesso fatto allo Spitzberg. Il caso mi è parso piuttosto oscuro; perchè quella parte del monte che è protetta da un manto di neve deve essere meno soggetta a ripetuti e grandi mutamenti di temperatura che qualunque altra parte. Ho talora pensato che la terra e i pezzi di pietre della superficie, non erano forse tanto effettivamente rimossi dal lento sciogliersi della neve98 quanto dalla pioggia, e quindi che l’apparenza di una più veloce degradazione della roccia solida per opera della neve fosse un errore. Qualunque possa essere la cagione, la quantità di pietra stritolata è sulle Cordigliere grandissima. Talora in primavera, grandi massi di questi detriti scivolano lungo i monti, e coprono le nevi delle valli, formando così ghiacciaie naturali. Passammo a cavallo sopra una di queste, l’altezza della quale era molto al disotto del limite delle nevi perpetue.
Al cader della notte giungemmo ad una singolare pianura a mo’ di bacino, detta la Valle dell’Yeso. Era coperta di una erbetta serica, e godemmo la piacevole vista di una mandra di bovine che pascolavano in mezzo a quei rocciosi deserti. La valle prende il suo nome di Yeso da un grande giacimento, spesso credo almeno 600 metri di gesso bianco, ed in alcune parti al tutto puro. Dormimmo con una brigata di uomini, che stavano colà per caricare le mule di quella sostanza che si adopera per manipolare il vino. Si partì al mattino, 21, e continuammo a seguire il corso del fiume, che era divenuto piccolissimo, finchè arrivammo al piede dell’altura, che separa le acque che scorrono negli oceani Pacifico ed Atlantico.
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