Incontrammo colà alcuni viaggiatori che ci fecero ansiose domande intorno allo stato della strada. Poco dopo il tramonto il cielo si rasserenò, e l’effetto fu veramente incantevole. I grandi monti, al chiaro della luna piena sembravano sovrastarci da ogni lato, come sopra un profondo burrone; un mattino, di buonissima ora, osservai lo stesso meraviglioso effetto. Appena disperse le nubi, cominciò a gelare terribilmente; ma siccome non v’era vento, si dormì molto bene.
La maggiore splendidezza della luna e delle stelle a quella altezza, per la perfetta trasparenza della atmosfera, era notevolissima. I viaggiatori avendo osservato quanto sia difficile misurare le altezze e le distanze in mezzo ad altissimi monti, hanno generalmente attribuito questo alla mancanza di oggetti di paragone. Secondo me, questo si deve attribuire quasi tutto alla trasparenza dell’aria che confonde gli oggetti a varie distanze e parimente in parte alla novità di un insolito grado di stanchezza che viene da qualche maggiore sforzo – l’abitudine essendo così opposta all’evidenza dei sensi. Son certo che quella estrema purezza dell’aria dà un carattere particolare al paesaggio, mostrandoci tutti gli oggetti come se fossero posti quasi in un solo piano, come nel disegno di un panorama. La trasparenza è, credo, dovuta allo stato di uguale e grande asciuttezza atmosferica. Questa asciuttezza venne dimostrata dal modo in cui gli utensili di legno si ristringevano (di cui mi accorsi pel fastidio che mi diede il mio martello da geologo); per gli articoli di nutrimento, come il pane e lo zucchero, che divennero durissimi, e per la conservazione della pelle e delle parti della carne degli animali che erano morti sulla strada.
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