Gli abitanti dicono «basta per vivere, ma non si può arricchire». Le classi inferiori hanno i costumi infingardi e inquieti dei Gauchos dei Pampas; i loro vestiti, le bardature dei loro cavalli, ed il modo di vivere sono quasi gli stessi. Secondo me la città ha un aspetto stupido e derelitto. Nè i tanti vantati alameda, nè il paesaggio, si può affatto comparare a quello di Santiago; ma per coloro che vengono da Buenos Ayres, e che hanno attraversato allora i monotoni Pampas, i giardini e gli orti debbono parere deliziosissimi. Sir F. Head, parlando degli abitanti, dice: «Pranzano, e fa tanto caldo che vanno a letto – e che cosa potrebbero fare di meglio?» Io pure sono del parere di sir F. Head: la felicità degli abitanti di Mendoza è di mangiare, dormire, e stare in ozio.
Marzo 29. – Ci mettemmo in via per tornare al Chilì, pel passo di Uspallata collocato al nord di Mendoza. Dovemmo attraversare una lunga sterilissima traversìa di quindici leghe. In alcune parti il terreno era al tutto nudo, in altre era coperto da innumerevoli cactus nani, armati di terribili spine, e chiamate dagli abitanti leoncini. Vi erano pure alcuni pochi bassi cespugli. Quantunque la pianura sia quasi mille metri al di sopra del mare, il sole era caldissimo; ed il calore, come pure le nuvole di polvere impalpabile, rendevano il viaggiare sommamente molesto. Il nostro cammino durante il giorno era quasi parallelo alle Cordigliere, ma gradatamente ci accostavamo ad esse. Prima del tramonto si entrò in una delle larghe valli, o meglio golfi, che si aprono nella pianura; questa in breve si ristringeva in un burrone, ove un po’ più in su era situata la casa di Villa Vicencio.
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