La salita a ghirigori del Cumbre, o la divisione delle acque fu molto ripida e noiosa; la sua altezza, secondo il signor Pentland, è di 3636 metri. La strada non passa sopra nevi perpetue, sebbene vi siano alcune distese di essa in ambo i lati. Il vento sulla cima era freddissimo, ma non si poteva a meno di non fermarsi per alcuni minuti ad ammirare sempre di più il colore del cielo e la splendida trasparenza dell’atmosfera. Il paesaggio era grandioso; ad occidente vi era un bel caos di monti, divisi da profondi burroni. In generale cade neve prima di questo periodo della stagione, ed è anche accaduto che le cordigliere siano state rinchiuse in questo tempo. Noi fummo molto più fortunati. Il cielo di notte e di giorno era senza nuvole, tranne alcune piccole masse di vapore, che sovrastano le più alte cime. Ho veduto sovente queste isolette nel cielo, che segnavano la posizione delle Cordigliere, quando quei monti per la grande lontananza si trovavano nascosti sotto l’orizzonte.
Aprile 6. – Al mattino trovammo che qualche ladro aveva rubato una delle nostre mule e la campanella della madrina. Perciò non procedemmo che per due o tre miglia scendendo la valle, e rimanemmo colà il giorno seguente, sperando di ritrovare la mula, che l’arriero credeva fosse stata nascosta in qualche burrone. In questa parte il paesaggio aveva assunto un carattere chiliano; i lati più bassi dei monti, sparsi del pallido fogliame del sempre verde Quillay, e del grande cactus a foggia di candelabro, sono certamente più degni di ammirazione che non le nude valli orientali; ma io non posso concordare al tutto con alcuni viaggiatori nell’ammirazione da essi espressa.
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