Dai monti avevamo una bellissima vista di questo bianco e splendido campo aereo, che manda ramificazioni sulle valli, lasciando isole e promontorii come fa il mare nell’arcipelago Chonos e nella Terra del Fuoco.
Dimorammo due giorni a Freyrina. Nella valle di Guasco vi sono quattro città piccole. All’imboccatura vi è il porto, luogo al tutto deserto, e senza una goccia d’acqua nel contorno. Cinque leghe più in su si trova Freyrina, villaggio lungo e tortuoso, con case decenti imbianchite alla calce. Dieci leghe più oltre è situato Ballenar; e sopra questo Guasco Alto, villaggio pieno di orti, celebre per le sue frutta secche. In un giorno sereno il paesaggio a capo della valle è bellissimo, l’apertura in linea retta termina nelle lontane e nevose Cordigliere; da ogni lato una infinità di linee incrociantisi si fondono insieme in una bella tinta. Il primo piano è singolare pel numero di terrazze parallele e scaglionate; e la striscia inclusa della valle verdeggiante, coi suoi boschetti di salici, contrasta ai due lati colle nude colline. Si crederà facilmente il paese circostante sterilissimo, quando si sappia che da tredici mesi non era caduta una goccia di acqua. Gli abitanti sentivano parlare colla più grande invidia della pioggia a Coquimbo; l’aspetto del cielo prometteva loro una pari buona fortuna, che si effettuò due settimane dopo. In quel tempo io mi trovava a Copiapò; e colà la gente, con pari invidia parlava dell’abbondante pioggia di Guasco. Dopo due o tre anni molto asciutti, forse con una pioggia sola in tutto quel tempo, generalmente viene un anno piovoso; e questo reca ancor più danno che non la siccità soverchia.
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