Mentre annottava giunse un forestiere alla casa di Don Benito e domandò il permesso di colà dormire. Disse che erano diciassette giorni che andava vagando pei monti, avendo smarrito la via. Era partito da Guasco, e siccome era solito a viaggiare nelle Cordigliere, non credeva incontrare difficoltà seguendo la via fino a Copiapò; ma in breve si trovò attorniato da un laberinto di monti, dai quali non sapeva come uscire. Alcune delle sue mule erano cadute in un precipizio, ed egli si era trovato in un bruttissimo frangente. La sua maggior difficoltà era di non aver saputo dove trovar acqua nel paese più basso, per cui dovette costeggiare le catene centrali.
Ridiscendemmo la valle, ed il 22 si giunse nella città di Copiapò. La parte inferiore della valle è larga, e forma una bella pianura simile a quella di Quillota. La città copre uno spazio notevole di terreno, perchè ogni casa possiede un giardino, ma è un luogo poco ameno, e le dimore sono ammobigliate molto poveramente. Ognuno sembra non avere altro pensiero che quello di far danaro, e poi migrare il più presto possibile. Tutti gli abitanti hanno più o meno interesse nelle miniere, e le miniere ed i minerali sono il soggetto unico di conversazione. Tutte le cose della vita sono sommamente care, perchè la distanza dalla città al porto è di diciotto leghe, ed il trasporto per terra è costosissimo. Un pollo costa sei lire e venticinque centesimi o sette lire e mezza; la carne è cara, quasi quanto in Inghilterra; la legna da ardere, o meglio le fascine, vengon portate sopra gli asini da una distanza di due o tre giorni di viaggio nelle Cordigliere, e il pascolo per gli animali costa una lira e venticinque centesimi al giorno; tutto questo pel Sud America è meravigliosamente enorme.
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