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      Era curioso osservare il macchinismo, se così si può chiamare, di fognatura, tutto, tranne quest’ultima piccola eccezione perfetto, senza, tuttavia traccia alcuna di azione. Ognuno deve avere osservato come i banchi di melma lasciati dalla marea bassa, imitano in miniatura un paese pieno di colline e di vallette, e qui abbiamo il modello originale nella roccia, formatosi mentre il continente si solleva durante il regresso secolare dell’oceano, invece di durare il tempo della bassa e dell’alta marea. Se la pioggia cade copra un banco di melma, dopo che è rimasto asciutto, essa rende più profonde le scavazioni già fatte, e così segue per la pioggia dei successivi secoli sul banco scoglioso e sul terreno che noi chiamiamo continente.
      Continuammo il viaggio fin dopo il tramonto, quando giungemmo ad un burrone laterale ove si trovava un piccolo pozzo detto Agua amarga. Quell’acqua meritava il suo nome, perchè oltre all’essere salmastra era fetentissima ed amara; cosicchè non ci fu possibile di bere nè thè nè matè. Credo che la distanza del fiume di Copiapò a questo luogo fosse almeno di venticinque o trenta miglia inglesi; in tutto questo tratto non si incontrò una sola goccia d’acqua, ed il paese meritava nel più stretto senso della parola il nome di deserto. Tuttavia verso la metà del cammino attraversammo alcune antiche rovine indiane presso Punta Gorda; osservai pure di fronte a taluna delle valli che si diramano dal Despoblado, due mucchi di pietre collocati un po’ in disparte, e dirette per modo da indicare l’ingresso di queste vallette.


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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