Si dice che una volta ogni nave ne portasse via fino a settecento, e che un drappello di una fregata, alcuni anni or sono abbia portato un giorno sulla spiaggia fino a duegento testuggini.
Settembre 29. – Girammo intorno alla punta sud-ovest dell’isola Albemarle, e l’indomani rimanemmo presi dalla calma tra quell’isola e quella di Narborough. Entrambe sono coperte di immensi diluvi di una lava nuda e nera, che è traboccata dall’orlo delle grandi caldaie, come la pece dall’orlo del vaso, ove è stata messa a bollire, o è scaturita fuori dagli orifizi minori dei fianchi: scendendo si è sparsa per molte miglia lungo la costa marina. Si sa che sopra queste due isole ebbero luogo varie eruzioni; e nell’Albemarle, vedemmo un filetto di fumo che usciva dalla cima di uno dei grandi crateri. La sera si gettò l’àncora nel Seno di Bank, nell’isola Albemarle. L’indomani andai a fare una escursione a piedi. Al Sud del cratere rotto di terra, nel quale la Beagle si era ancorata, ve ne era un altro di una bella forma elittica simmetrica; il suo asse più lungo era un po’ meno di un miglio e profondo circa 150 metri. Al suo fondo vi era un lago di poca profondità, nel mezzo del quale un sottile cratere formava un’isoletta. La giornata era eccessivamente calda, ed il lago pareva chiaro ed azzurro: scesi lungo il pendio di cenere, e soffocato dalla polvere assaggiai in fretta l’acqua, ma con mio dispiacere, la trovai salata come una salamoia.
Le rupi della costa abbondavano di grosse lucertole, lunghe da novanta centimetri a un metro e venti; e sulle colline una brutta specie color giallo-bruno era pure comune.
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