L’arcipelago è in se stesso un piccolo mondo, o meglio un satellite attaccato all’America, dal quale ha tratto alcuni pochi coloni dispersi, ed ha ricevuto il carattere generale delle sue produzioni indigene. Considerando la piccola mole di queste isole sentiamo maggior meraviglia pel numero dei loro esseri aborigeni, e per la ristretta cerchia di questi. Vedendo ogni altura circondata dal suo cratere, ed i limiti della maggior parte delle correnti di lava ancor distinti, siamo indotti a credere che durante un periodo geologicamente recente, lo sconfinato oceano coprisse qui ogni cosa. Quindi, tanto nello spazio quanto nel tempo, ci pare di esserci in certo modo avvicinati a quel grande fatto – quel mistero dei misteri – la prima comparsa di nuovi esseri su questa terra.
Fra i mammiferi terrestri havvene uno solo che si può considerare come indigeno, cioè un topo (Mus Galapagoensis), e questo è limitato, per quanto ho potuto accertarmi, all’isola Chatham, la più orientale dell’intero gruppo. Appartiene, come mi ha detto il signor Waterhouse, ad una divisione della famiglia dei topi caratteristica dell’America. All’isola James, vi è un sorcio sufficientemente distinto dalla specie comune per meritare che il signor Waterhouse gli abbia dato il nome e lo abbia descritto; ma siccome appartiene alla divisione della famiglia del mondo antico, e siccome quest’isola è stata frequentata dalle navi durante gli ultimi centocinquanta anni, non posso guari dubitare che questo sorcio sia soltanto una varietà prodotta dal clima, dal cibo e dal suolo nuovo e particolare a cui esso è andato soggetto.
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