Conchiuderò la mia descrizione intorno alla storia naturale di queste isole, dando un cenno della somma famigliarità degli uccelli.
Questa disposizione è comune a tutte le specie terrestri; cioè, ai tordi beffeggiatori, ai fringuelli, ai florraneini, ai pigliamosche tiranni, alla tortora, ai polibori. Tutti spesso si avvicinavano tanto da venire uccisi con una bacchetta e talora, come io stesso tentai, con un cappello od un berretto. Un fucile è qui quasi superfluo; perchè colla canna del fucile feci andar via un avoltoio appollaiato sopra un ramo di albero. Un giorno, mentre io stava sdraiato, un tordo beffeggiatore venne a posarsi sulla cima di una brocca, fatta col guscio di una testuggine, che io teneva in mano; e cominciò tranquillamente a bere l’acqua, lasciò che mi alzassi da terra mentre stava posato sul vaso; cercai sovente, e vi riuscii quasi di prendere quegli uccelli per le gambe. Sembra che gli uccelli siano stati anticamente anche più famigliari che non ora. Cowley (nell’anno 1684) dice che «Le Tortore erano così famigliari, che sovente si posavano sopra i nostri cappelli e sulle nostre braccia, cosicchè si potevano quasi prendere vive: esse non temevano l’uomo, finchè qualcuno della nostra brigata non ne ebbe uccise alcune col fucile; allora divennero un po’ più timide. Anche Dampier, nello stesso anno, dice che un uomo durante una passeggiata di un mattino poteva uccidere sei o sette dozzine di quelle tortore. Adesso, quantunque certamente molto famigliari, tuttavia non si posano sulle braccia delle persone, nè se ne possono uccidere un numero straordinario.
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Tortore Dampier
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