Aggiungerò che, secondo Du Bois, tutti gli uccelli di Bourbon nel 1571-72, eccettuati i fenicotteri e le anatre, erano sommamente famigliari, tanto che potevano venir presi colle mani, od uccidersi in gran numero con un bastoncino. Di nuovo a Tristan d’Acunha, nell’Atlantico, Carmichael109 asserisce che i soli due uccelli terragnoli, un tordo ed uno zigolo, erano «tanto famigliari da lasciarsi prendere con una rete a mano». Da questi varii fatti possiamo conchiudere; prima, che la selvatichezza degli uccelli verso l’uomo, è un istinto particolare diretto contro di esso, e non dipendente da nessun grado generale di cautela che nasca da altre sorgenti di pericolo; in secondo luogo, che non viene acquistato dagli uccelli individualmente in un breve tempo, anche quando sono molto perseguitati; ma che nel corso delle successive generazioni diviene ereditario. Negli animali domestici siamo avvezzi a vedere nuovi abiti mentali od istinti acquisiti e divenuti ereditari; ma negli animali allo stato di natura, deve sempre essere molto difficile scoprire esempi di cognizioni ereditarie acquisite. Rispetto alla selvatichezza degli uccelli verso l’uomo, non vi è modo di attribuirla ad altro che ad un’abitudine ereditata; comparativamente pochi uccelli giovani, in ogni anno, sono stati danneggiati dall’uomo in Inghilterra; tuttavia quasi tutti anche i nidiacei hanno paura di esso; molti individui, d’altra parte, tanto alle Galapagos quanto alle Falkland, sono stati perseguitati e danneggiati dall’uomo, ma tuttavia non hanno acquistato nessun salutare timore di esso.
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