Tornati a sera alla barca, ci fermammo per osservare una scena graziosissima. Un gran numero di bambini si trastullavano sulla spiaggia, ed avevano acceso fuochi che illuminavano il placido mare e gli alberi circostanti; altri in cerchia cantavano versi tahitiani. Ci sedemmo anche noi sulla sabbia, e ci unimmo alla brigatella. Le canzoni erano improvvisate, ed avevano rapporto, credo, col nostro arrivo: una fanciullina cantava un verso, che il resto ripeteva in parte, formando così un coro molto piacevole. Tutta la scena ci dimostrava con evidenza che eravamo seduti sulle spiaggie di un’isola del rinomato mare del Sud.
Novembre 17. – Questo giorno è segnato sul giornale di bordo come martedì 17, invece di lunedì 16, ciò che è dovuto al nostro finora felice andar contro al sole. Prima di colazione la nave fu circondata da una flottiglia di barchette, e quando fu dato il permesso agli indigeni di salire a bordo, suppongo che non erano meno di duecento. Tutti eravamo di opinione che sarebbe stato difficile averne ricevuti un numero uguale da qualunque altra nazione, senza che ci dessero disturbo. Ognuno portava qualche cosa da vendere, le conchiglie erano il principale articolo di traffico. I Tahitiani conoscono ora il valore del danaro, e lo preferiscono ai vestiti vecchi o ad altri oggetti. Tuttavia le varie monete spicciole inglesi o spagnuole li mettono nell’imbarazzo e non sembrano dar molto credito alle monetine di argento finchè non siano cambiate in dollari. Alcuni fra i capi hanno accumulato considerevoli somme di danaro.
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Sud Tahitiani
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