I fianchi della valle erano quasi a picco; ma come segue sovente nelle roccie stratificate, sporgevano fuori alcuni piccoli spigoli, che erano fittamente coperti di banani selvatici, di piante gigliacee, ed altri rigogliosi prodotti dei tropici. I Tahitiani, arrampicandosi su questi spigoli, per cogliere le frutta avevano scoperto un sentiero mercè il quale tutto il precipizio poteva essere scalato. La prima ascensione dalla valle fu molto pericolosa, perchè bisognò varcare un tratto molto pendente di roccia nuda coll’aiuto di corde che avevamo portato con noi. Non posso affatto comprendere in qual modo una persona abbia potuto pensare che un luogo tanto pericoloso fosse l’unico punto praticabile del monte. Allora noi con molte precauzioni continuammo la nostra via lungo uno degli spigoli finchè giungemmo ad una delle tre sorgenti. Questo spigolo formava uno spazio piatto sopra il quale una bella cascata, alta circa alcune centinaia di metri, versava giù le sue acque, e sotto un’altra alta cascata cadeva nel corso d’acqua principale della valle sottostante. Da quel fresco ed ombroso recesso, facemmo un giro per scansare la cascata d’acqua che ci stava sopra. Come prima, seguimmo alcuni piccoli spigoli sporgenti, di cui il pericolo era celato dalla fitta vegetazione. Passando da uno spigolo all’altro, vi era una parete verticale di roccia. Uno dei Tahitiani, uomo bello ed attivo, pose il tronco di un albero contro questa, vi si arrampicò sopra, e poi aiutandosi coi crepacci giunse alla cima.
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Tahitiani Tahitiani
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