Attaccò le corde ad una punta sporgente, e le abbassò pel nostro cane e pel nostro bagaglio, e poi ci arrampicammo noi stessi. Sotto lo spigolo in cui l’albero morto era stato collocato, il precipizio deve essere stato profondo cent’ottanta metri e se l’abisso non fosse stato in parte celato dalle felci sovrastanti, avrei avuto le vertigini, e nulla avrebbe potuto indurmi a tentare quella ascensione. Continuammo a salire, talora lungo gli spigoli, e talora sopra sporgenze di roccia a lama di coltello, avendo da ogni lato profondi burroni. Nelle Cordigliere ho veduto monti molto più grandi, ma, per la natura scoscesa, non v’ha nulla che possa stare a petto di questi. A sera giungemmo ad un piccolo spazio piano sulle sponde dello stesso fiume, che avevamo sempre seguito, e che scende in una serie di cascate; qui ponemmo il bivacco per la notte. Da ogni lato del burrone erano grandi tratti coperti di banani di monte, carichi di frutta mature. Molte di quelle piante erano alte da sei a sette metri e mezzo, e avevano circonferenza di novanta centimetri. I Tahitiani in pochi minuti ci costrussero una bellissima capanna, adoperando i bambù per sostegni e pel coperchio; e le foglie larghe delle banane per stoppia, e colle foglie secche fecero un soffice letto.
Dopo si accinsero a far fuoco, e cucinare la nostra cena. Si accese il lume sfregando una verghetta aguzza entro un foro fatto in un’altra, come se si volesse farlo più profondo, finchè per la frizione prese fuoco. Si adopera per questo scopo un legno particolarmente leggero e bianco (l’Hibiscus tiliaceus): è lo stesso legno che serve per le pertiche colle quali si portano i pesi.
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Cordigliere Tahitiani Hibiscus Continuammo
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