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      Guardando l’indigeno della nuova Zelanda, naturalmente si fa il paragone col Tahitiano; poichè entrambi appartengono alla stessa famiglia umana. Tuttavia il paragone è sfavorevole al Nuovo Zelandese. Forse quest’ultimo supera il primo in energia, ma per ogni altro rispetto il suo carattere è molto inferiore. Una sola occhiata all’espressione del loro volto vi convince pienamente che uno è selvaggio, l’altro un uomo incivilito. Invano si troverebbe in tutta la Nuova Zelanda una persona colla faccia ed il contegno del vecchio capo tahitiano Utamme. Senza dubbio il modo straordinario in cui si pratica il tatuaggio, dà una brutta espressione al loro aspetto. Le figure complicate, sebbene simmetriche che coprono tutto il volto, imbarazzano e traviano un occhio non avvezzo: inoltre è probabile che le profonde incisioni, distruggendo il giuoco dei muscoli superficiali, dia ai loro volti un aspetto rigido ed inflessibile. Ma oltre questo v’ha un movimento dell’occhio che non può indicare altro che malizia e ferocia. La loro corporatura è grossa e la loro statura è alta, ma non si può comparare per la eleganza a quelle delle classi lavoratrici di Tahiti.
      Tanto le loro persone quanto le loro case son sucidissime e disgustose; l’idea di lavarsi il corpo o le vestimenta non sembra che venga loro nella mente. Vidi un capo che portava una camicia nera e piena di macchie di sporcizia, il quale quando gli venne chiesto in qual modo l’avesse fatta, così sucida, rispose con sorpresa: «Non vedete che è vecchia?


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Diario di un naturalista giramondo
di Charles Darwin
pagine 739

   





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