Il Rev. J. Williams, nella sua opera interessantissima, dice, che i primi rapporti tra gli indigeni e gli Europei «sono invariabilmente accompagnati dalla introduzione della febbre, della dissenteria, o di qualche altra malattia, che fa morire un gran numero di persone». Parimenti, egli afferma: «È un fatto sicuro il quale non può essere contrastato, che la maggior parte delle malattie, che hanno fatto strage nelle isole durante la mia dimora colà, sono state importate dai bastimenti111; e quello che rende notevole questo fatto è, che talora non vi è affatto apparenza di malattia fra la ciurma della nave che ha portato quella merce malaugurata». Questo fatto non è poi tanto straordinario quanto sembra a primo aspetto: perchè si ricordano parecchi casi di febbri maligne che sono scoppiate, quantunque le persone stesse, che ne furono la causa, non fossero state malate. Nella prima parte del regno di Giorgio III, un prigioniero che era stato chiuso in una torre, venne portato in una carrozza con quattro guardie di polizia innanzi ad un magistrato; e sebbene quell’uomo non fosse ammalato, le quattro guardie morirono poco dopo in seguito a febbre putrida; ma il contagio non si estese ad altri. Da questi fatti parrebbe quasi che l’effluvio di una brigata di uomini chiusi per qualche tempo insieme fosse per riuscire velenoso a quelli che lo respirassero; e forse anche di più, quando si tratti di uomini di razze differenti. Per quanto misterioso appaia questo fatto non è più sorprendente di quello che il corpo di un proprio simile, subito dopo seguita la morte, e prima che la putrefazione sia cominciata, divenga sovente tanto micidiale, che la semplice puntura di uno strumento adoperato nella disseccazione, possa divenire fatale.
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