Ad Hassan’s Walls, lasciai la strada maestra, e feci una breve deviazione verso un podere detto Walerawang, avendo una lettera di introduzione pel sopraintendente che mi era stata data dal proprietario che dimorava a Sydney. Il signor Browne ebbe la gentilezza di invitarmi a rimanere anche il giorno dopo, invito che accettai con piacere. Questo luogo presenta un esempio di uno dei grandi stabilimenti agricoli o meglio di pascoli per le pecore della colonia. Le bovine ed i cavalli sono però, in questo caso, alquanto più numerosi del solito, perchè alcune valli sono umide e producono un pascolo più grossolano. Due o tre tratti piani di terra presso la casa erano stati diboscati e coltivati a frumento che i mietitori stavano ora raccogliendo; ma non si semina che il frumento necessario pel bisogno annuale degli uomini addetti allo stabilimento. Il numero consueto di servitori forzati assegnati qui è di circa quaranta, ma attualmente ve ne erano un numero maggiore. Quantunque il podere fosse bene provvisto di ogni necessario, vi era un’apparente mancanza di comodità; e nessuna donna vi dimorava. Il tramonto di una bella giornata spande generalmente un’aria di contentezza e di serenità sopra qualunque paesaggio; ma qui, in questo podere remoto, le tinte più splendide dei boschi circostanti non potevano farmi dimenticare che quaranta uomini induriti nel male e scellerati cessavano in quel momento dalla loro giornaliera fatica, come gli schiavi africani, senza però aver il santo diritto di questi alla compassione degli altri uomini.
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