Tutti gli indigeni erano stati trasportati in una isola negli stretti di Bass, cosicchè la Terra di Diemen ha il grande vantaggio di non avere una popolazione indigena. Questo atto crudelissimo sembra essere stato inevitabile, come unico mezzo di arrestare una spaventosa sequela di ladrocini, d’incendi, e di omicidi, commessi dai neri; e che presto o tardi avrebbero prodotto la intera distruzione di essi. Temo che non vi sia dubbio che questa trafila di mali e le sue conseguenze, non abbiano avuto origine dall’infame condotta di qualche nostro compaesano. Trent’anni è un breve periodo, per aver bandito fino all’ultimo indigeno dalla sua isola nativa – e quell’isola è grande quasi come l’Irlanda. Il carteggio che ebbe luogo intorno a questo argomento fra il Governo in patria e quello della Terra di Diemen, è pieno d’interesse. Quantunque un gran numero di indigeni fossero rimasti uccisi e fatti prigionieri nei combattimenti, che seguirono a vari intervalli per lo spazio di parecchi anni, nulla sembra averli persuasi della nostra grande potenza, come il fatto dell’essere stata tutta l’isola, nel 1830, messa sotto una Corte marziale e l’aver comandato all’intera popolazione di assistere l’autorità per impadronirsi di tutta la razza indigena. Il piano adottato somigliava moltissimo a quello delle grandi caccie dell’India; venne fatta una linea attraverso all’isola, coll’intenzione di spingere gli indigeni in un fondo cieco sulla penisola di Tasmania. Il tentativo fallì; gli indigeni, avendo legati i loro cani, scivolarono di soppiatto una notte attraverso le linee.
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