Un altro giorno salii sul monte Wellington; presi con me una guida, perchè non era riuscito nel mio intento a motivo della spessezza del bosco. Ma la nostra guida, era un individuo stupido, e ci condusse dal lato meridionale e umido del monte, ove la vegetazione era lussureggiantissima; e dove la fatica del salire, pel gran numero di tronchi imputriditi, era quasi simile a quella di un monte della Terra del Fuoco o di Chiloe. Ci vollero cinque ore e mezze di dura salita prima di giungere alla cima. In molte parti gli Eucalipti crescevano ad una grande elevazione e formavano una bella foresta. In alcuni dei burroni più profondi, le felci arboree fiorivano in modo straordinario; ne vidi una che doveva avere una altezza di almeno sei metri alla base dei rami, ed una circonferenza di un metro e mezzo. Le fronde formavano elegantissimi ombrelli e producevano una ombra oscura simile a quella delle prime ore della notte. La cima del monte è larga e piatta, ed è composta di grosse masse angolose nude di diorite. La sua elevazione è di 930 metri al dissopra del livello del mare. Il giorno era splendidamente sereno, e godevamo di una vista estesa; al nord, il paese appariva come una massa di monti boscheggiati, quasi della stessa altezza di quella ove eravamo noi, e collo stesso profilo dolce; al sud la terra e l’acqua interrotte, che formavano molti golfi intricati, si delineavano distintamente sotto i nostri occhi. Dopo di essere rimasti alcune ore sulla cima, trovammo una strada migliore per discendere, ma non giungemmo alla Beagle fino alle otto, dopo una giornata molto faticosa.
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